Gli stati di fase, in particolare la paralisi del sonno e le esperienze extracorporee, diventano spesso la causa di credenze paranormali. Nel corso della storia sono molte le storie di fantasmi, demoni, incubi, alieni, ecc. che si intrecciano con questi fenomeni. Scienziati del Regno Unito e della Spagna, tra cui Brian Sharpless, che da tempo si occupa di questo argomento, hanno deciso di indagare sul rapporto tra queste esperienze e le credenze paranormali.
A tal fine, gli autori hanno condotto una rassegna di articoli scientifici nei principali database e hanno trovato quarantaquattro studi che tracciavano associazioni tra le credenze delle persone e le esperienze insolite. In totale, gli scienziati hanno ottenuto dati sulle esperienze di 27.130 persone.
Una delle principali scoperte dei ricercatori è stata che praticamente tutti gli stati che chiamiamo stati di fase sono collegati tra loro. I sogni lucidi sono stati spesso studiati insieme alle esperienze extracorporee e le esperienze di pre-morte sono state viste attraverso il prisma dell’intrusione della fase REM (Rapid Eye Movement). La paralisi del sonno è associata alla credenza negli spiriti, nei fantasmi e nelle streghe, mentre le esperienze extracorporee portano spesso a storie di rapimenti alieni.
Lo stress svolge un certo ruolo nella formazione del legame tra credenze ed esperienze paranormali. Molti studi di questo tipo sono stati condotti su persone che hanno subito avversità (come i rifugiati). Un altro gruppo campione popolare è quello degli studenti, che sono costantemente sotto stress.
Questo legame deve ancora essere studiato, ma se venisse confermato potrebbe essere vantaggioso per la medicina: come minimo diminuirebbe il numero di diagnosi errate nei casi in cui i pazienti parlano di esperienze paranormali. Inoltre, sarà più facile per i medici spiegare ai pazienti (che sono stati, ad esempio, “rapiti dagli alieni”) cosa è realmente accaduto loro.
Avete mai scambiato uno stato di fase per un incontro paranormale?
L’articolo è stato pubblicato nell’aprile 2023 sul British Journal of Psychology.