L’argomento della vita dopo la morte ha sempre interessato teologi, filosofi e ricercatori della verità. Studiosi da diversi paesi, guidati da T. Ryan Byerly, hanno pubblicato una collezione di articoli scientifici “Morte, Immortalità e Vita Eterna”, offrendo approcci teologici e filosofici al problema dell’esistenza dell’oltretomba.

Una pubblicazione, di Beth Seacord, professoressa di Filosofia al College del Sud Nevada (USA), è devota alle esperienze Fuori-Dal-Corpo e Pre-Morte, i.e. come chiamiamo lo stato della fase (includendo i Sogni Lucidi). Secondo l’autrice, i casi registrati di esperienze Fuori dal corpo e di Pre-Morte corrispondono al 6-12% di tutti i pazienti che sono sopravvissuti a una morte clinica.

Spesso i giovani ne parlano di più, tra i bambini l’indicatore raggiunge l’85%. Molte persone hanno descritto un tunnel, della luce, una sensazione di pace, gioia, unità cosmica, o un incontro con delle creature mistiche, ma il 2-3% delle storie contengono informazioni riguardo al lasciare il corpo quando il paziente vede ciò che accade attorno a lui direttamente.

Le esperienze fuori dal corpo e di pre-morte occorrono di solito durante un arresto cardiaco, quando l’ossigeno non circola più e il cervello si spegne. Nel frattempo, nei primi 30 secondi c’è un aumento dell’attività neurofisiologia. Non possiamo inoltre negare la possibilità di attività residue cerebrali in un livello più profondo, che i macchinari non riescono a percepire.

Ci sono centinaia di testimonianze delle esperienze OBE nel momento della morte clinica: solitamente le persone dicono di svolazzare sopra al loro stesso corpo, guardando cosa accade. Circa 150 casi sono stati confermati da dottori che affermavano che il paziente non avrebbe potuto sapere i dettagli dell’operazione, ma li ha descritti esattamente e subito dopo essersi svegliato.

Il problema dei ricercatori è che non sanno quando o dove questi eventi accadranno. Per di più, dottori e infermieri (la cui partecipazione è fondamentale) sono concentrati a salvare la vita della persona, piuttosto che alla giustificazione scientifica delle esperienze fuori dal corpo.

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