Il giovane Lobsang Rampa, figlio di un aristocratico, si reca in un monastero tibetano per comprendere i misteri spirituali. Prove rigorose e un duro addestramento all’interno delle mura del monastero diventano il suo percorso per aprire il “terzo occhio” — che gli permette di vedere le aure, leggere il pensiero e viaggiare oltre il mondo fisico. Egli racconta la sua storia nel romanzo autobiografico Il Terzo Occhio. Sebbene la natura “autobiografica” del racconto sia controversa (così come l’identità dell’autore), la storia è affascinante quanto qualsiasi opera di narrativa.

Insieme al protagonista, il lettore viene immerso nel mondo enigmatico della cultura tibetana, mentre Rampa padroneggia le arti del volo astrale, della levitazione e della guarigione. Lo attendono incontri con civiltà antiche e segreti nascosti dietro le mura del monastero. L’autore descrive abilmente la vita e la cultura del Tibet, così come le possibilità illimitate di una persona disposta a superare qualsiasi difficoltà per raggiungere il proprio scopo. Rampa è convinto che una naturale inclinazione al viaggio astrale esista in quasi tutti, anche se quest’arte è andata perduta in Occidente: la gente è semplicemente convinta di aver sognato.

L’autore non fornisce tecniche specifiche per i viaggi astrali, ma avverte dei seguenti pericoli:

  1. Serve un mentore e una preparazione approfondita — altrimenti, si rischia uno shock.

  2. Le persone con il cuore debole non dovrebbero uscire dal proprio corpo. Se qualcuno entra nella stanza e vi disturba, lo shock potrebbe essere fatale.

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Le persone pensano in modo logico nei sogni ordinari?

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