The House of Sleep di Jonathan Coe era stato concepito inizialmente come un romanzo comico. I suoi personaggi sono caricaturali, ognuno con le proprie difficoltà legate al sonno. In seguito, lo stesso autore rimase sorpreso da quanto seria fosse diventata la storia. Eppure, rimase un tono unico, caratterizzato dal contrasto tra una narrazione leggera e temi profondi. Il sogno lucido non viene mai menzionato direttamente, poiché il libro non parla di persone che controllano i propri sogni, ma di individui intrappolati in un sogno semi-lucido, che avanzano lentamente verso il risveglio.
Sarah, la protagonista, soffre di narcolessia: cade letteralmente nei sogni mentre è sveglia e non si accorge della transizione. Riesce a parlare, muoversi e persino scrivere lettere in uno stato simile al sogno lucido. Anche se non ha alcun controllo, le immagini e le sensazioni sono vivide. A volte vede scene che poi sembrano profetiche. Sarah crede che i sogni siano più importanti della vita da sveglia, perché contengono emozioni che non riesce più a provare nella veglia. Dal suo punto di vista, sognare è semplicemente un altro modo di vivere. Anche Robert è perso nella fantasia: per lui, il sonno è un mondo distorto in cui diventa un eroe.
Il dottor Gregory, invece, combatte letteralmente i sogni. Crede che i sogni siano fonte di sofferenza e vadano soppressi. Sperimenta metodi per eliminare i sogni attraverso farmaci e ipnosi. Il suo approccio è l’opposto della tradizionale esplorazione onirica: non una ricerca di lucidità, ma un rifiuto dell’esperienza interiore. Alla fine, ogni personaggio si confronta a modo suo con le stesse domande: cosa conta di più—i sogni o la realtà? E come fai a sapere in quale mondo ti trovi?
Hai letto il libro? Ti sei riconosciuto in qualcuno dei personaggi?



