L’esperienza di pre-morte è uno degli stati di fase più difficili da studiare. La stragrande maggioranza delle ricerche consiste in sondaggi tra i sopravvissuti, e gli scienziati sono costretti a trarre conclusioni esclusivamente dalle parole dei soggetti. La veridicità di tali resoconti è sempre in discussione. Gli studiosi di linguistica provenienti dall’Iran, Shima Solati, Ali Izanloo e Azam Estaji, hanno proposto inaspettatamente un interessante metodo per distinguere i resoconti falsi: i bugiardi usano molte meno parole rispetto alle persone che dicono la verità.

Gli autori hanno selezionato 50 storie di sopravvissuti presenti nello show televisivo “Life After Life” e reclutato 50 volontari, a cui è stato chiesto di inventare una storia sulle presunte esperienze di pre-morte. I resoconti sia dei bugiardi che dei (potenziali) veri sopravvissuti sono stati studiati in termini di complessità delle costruzioni utilizzate e della quantità di informazioni aggiuntive fornite.

I ricercatori hanno notato che le persone oneste complicano significativamente la narrazione. Menzionano dettagli irrilevanti, usano metafore e confronti, e ripetono alcuni pensieri. Nel frattempo, i bugiardi si concentrano sulla coerenza e sulla solidità della loro storia – una persona veritiera non si preoccupa di queste cose e aggiunge qualsiasi dettaglio la sua memoria le permetta.

Il metodo degli autori offre una precisione matematica: il discorso viene convertito in testo scritto, e il computer conta il numero di parole. Ad esempio, in questo caso, il gruppo di bugiardi ha pronunciato la metà delle parole del gruppo di sopravvissuti (28.000 contro 56.000 parole).

Un metodo del genere per confermare la veridicità di una narrazione ti convincerebbe che qualcuno ha realmente avuto un’esperienza di pre-morte?

L’articolo è stato pubblicato nel gennaio 2024 nel Journal of Researches in Linguistics.

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