ll quaranta percento delle persone ha sperimentato almeno una volta nella vita la paralisi del sonno, uno stato terrificante in cui la mente si sveglia ma il corpo si rifiuta di muoversi. Questa percentuale è stata riportata da ricercatori indiani, guidati da Manvendra Singh Shaktawat. Gli autori, interessati principalmente alla medicina pratica più che alla teoria, hanno studiato il caso di un paziente specifico, chiamato “Soggetto K”.
Il soggetto ha avuto il primo episodio di paralisi del sonno durante l’adolescenza. Inizialmente, il Soggetto K percepiva questa condizione come un affascinante viaggio fuori dal corpo. Ma col tempo, poiché all’esperienza si sono aggiunte allucinazioni spaventose come il rumore di passi e voci che chiamavano, la paralisi ha smesso di essere piacevole. Il Soggetto K ha identificato un chiaro legame tra la paralisi del sonno e la posizione del corpo: dormire supino quasi garantiva l’episodio, mentre dormire a pancia in giù lo eliminava praticamente. Inoltre, ha scoperto due modi per interrompere la paralisi: cercare di muoversi oppure calmarsi, sebbene ciò sia molto difficile quando si è in preda al panico.
L’articolo sottolinea che dopo aver vissuto un episodio di paralisi del sonno, la persona diventa più vulnerabile a nuove ricorrenze, soprattutto in presenza di fattori scatenanti. Va aggiunto che la paralisi del sonno è uno stato di fase dal quale si può accedere al sogno lucido. Tuttavia, gli autori prescrivono un rimedio più tradizionale, cioè uno stile di vita sano, esercizio fisico regolare, seguire un orario del sonno e un’alimentazione equilibrata. Questa è la “ricetta” che ha infine “curato” il Soggetto K.
L’articolo è stato pubblicato a giugno 2025 sul World Journal of Pharmaceutical Research.



