Si crede che la paralisi del sonno sia estremamente rara nell’età avanzata. Molti studi attribuiscono questo fenomeno ai piú giovani, specialmente agli studenti ed agli adolescenti. In ogni caso non c’è molta ricerca riguardo all’età avanzata, ciò lascia spazio al dubbio che questo sia solo un preconcetto.
Uno studio del 1999 sulla prevalenza delle malattie mentali nella popolazione cinese dai 70 anni in su, ha trovato l’evidenza per negare questa ipotesi. In aggiunta alle domande sull’oggetto principale dello studio, è stato chiesto ai partecipanti se avessero mai sperimentato segni di paralisi del sonno. Quasi il 18% dei 158 partecipanti ha avuto familiarità con questo fenomeno. La curva prevalente del fenomeno ha mostrato picchi durante due distinti periodi: nell’adolescenza e dopo l’età di 60 anni. Più di un terzo dei partecipanti ha riportato di avere iniziato a sperimentare la paralisi del sonno più tardi nella vita.
Curiosamente, finora, storie di paralisi del sonno in età avanzata sono state rare nelle pubblicazioni scientifiche. Un esempio fu il caso di un uomo indiano di 76 anni, descritto dal medico che lo visitava, nel Journal of Geriatric Mental Health. Secondo il dottore, l’uomo aveva riportato diversi attacchi di paralisi del sonno, durante i quali aveva sperimentato allucinazioni di adduzione aliena ed era impossibilitato a muoversi. Questi episodi l’hanno perseguitato per due anni. Nonostante si fermassero sempre dopo 15-20 minuti, il paziente era così spaventato che piangeva dopo ogni attacco.
In questo caso la paralisi del sonno era probabilmente causata da disturbi del sonno, spesso sperimentati da persone anziane. D’altra parte la salute mentale e la condizione fisica dell’uomo erano risultate buone. Secondo il dottore, gli psichiatri devono essere specialmente attenti quando esaminano pazienti anziani, rispetto alla paralisi del sonno, dal momento che questi fenomeni vengono discussi raramente, e c’è un alto rischio di attribuzione dei sintomi, a cambi mentali dovuti all’età.
L’articolo è stato pubblicato nel giugno 2020 nel Journal of Geriatric Mental Health
