Gli stati dissociativi sono solitamente descritti come una sensazione di disconnessione dalla realtà o un’esperienza fuori dal corpo. Il più delle volte, questi stati alterati di coscienza sono riportati da persone che soffrono di narcolessia o epilessia.
Una persona perfettamente sana può anch’essa sperimentare il distacco o un’esperienza fuori dal corpo in sogni lucidi o sotto l’influenza di anestetici. Le basi neurologiche di questo fenomeno, tuttavia, rimangono un mistero per gli scienziati.

Nel settembre 2020, la rivista scientifica Nature ha pubblicato un articolo dei ricercatori Sam Vesuna e Isaac V. Kauvar del Dipartimento di Bioingegneria dell’Università di Stanford, che identifica il ritmo cerebrale alla base degli stati dissociativi: una novità scientifica.

In un esperimento di laboratorio, gli scienziati hanno iniettato ai topi una serie di farmaci che causano dissociazione. In risposta a questi farmaci, è stato registrato un aumento dell’attività neurale in una specifica area del cervello. Gli animali hanno anche mostrato segni di dissociazione: non sono scappati dalle minacce o hanno cercato di fuggire quando sono stati presi per la coda, indicando quanto non fossero consapevoli dei loro corpi o delle situazioni circostanti.

Gli scienziati sono stati in grado di confermare un risultato simile in un paziente affetto da epilessia. Con l’aiuto di elettrodi impiantati, è stata trovata un’attività simile di frequenze nella corteccia mediale posteriore. Il partecipante ha sperimentato segni di distacco prima dell’attacco di epilessia.
L’area del cervello in questione è nota per essere importante per una varietà di funzioni cognitive, tra cui la memoria episodica e l’orientamento. Mentre è troppo presto per trarre conclusioni definitive da questo esperimento iniziale, la direzione di questa ricerca può avere sviluppi di vasta portata per la neurobiologia e il trattamento dei disturbi dissociativi.

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