Immagina questo: i medici collegano apparecchiature a una persona in coma o appena deceduta. Poi, usando la risonanza magnetica (MRI), l’elettroencefalogramma (EEG) e reti neurali, traducono l’attività cerebrale di quella persona in immagini e discorsi, permettendo di vedere e ascoltare ciò che la persona morente sta vivendo durante la sua esperienza di pre-morte. Potrebbero persino essere in grado di percepire ciò che prova una persona deceduta se c’è attività cerebrale residua.
Il ricercatore americano Michael Bordonaro crede che questa possibilità sia piuttosto reale. L’affermazione dell’autore è ancora più preziosa considerando che è un professionista medico, non un filosofo, come si potrebbe presumere dal testo. Egli elenca esperimenti esistenti sulla traduzione dell’attività cerebrale in discorsi e immagini e suggerisce di utilizzare questa attività cerebrale come collegamento con l’aldilà. All’inizio si riuscirà solo a ottenere una comunicazione unidirezionale, ma crede che un giorno sarà possibile anche una comunicazione bidirezionale con i defunti. Esistono già prove che si possa comunicare con persone addormentate attraverso l’attività cerebrale, come dimostrato da esperimenti condotti dai ricercatori di REMspace.
L’autore riconosce che lungo questo percorso ci sono molte questioni etiche. Tuttavia, è convinto che la tecnologia sia già sufficientemente sviluppata per iniziare esperimenti, prima sugli animali, poi su volontari umani morenti e, infine, su coloro che sono già stati dichiarati morti.
Se avessi una tale connessione con una persona deceduta e potessi porle una sola domanda, quale sarebbe?
L’articolo è stato pubblicato nell’agosto 2024 su Theory in Biosciences.