Gli yogi Tibetani conoscevano già il fenomeno dello stato di fase, stato che accomuna sogni lucidi ed esperienze fuori dal corpo. Questa pratica però non esisteva solo in Oriente.
Un gruppo di scienziati brasiliani – i medici e psicologi Ferreira, Prata, Fontenele-Araujo, de Carvalho e Mota-Rolim – hanno analizzato le ricerche sui sogni lucidi nella filosofia occidentale.

In occidente Aristotele fu il primo a parlare di sogno lucido: come sottolinea l’antico pensatore greco, qualcosa nella mente del dormiente gli dice che sta sognando. Nel Medioevo, Tommaso D’Aquino studiava le persone che capivano di trovarsi in un sogno. Durante l’illuminismo, Reid sosteneva di aver sperimentato una sensazione simile alla veglia durante i sogni. Nel diciannovesimo secolo, Nietzsche menzionò che a volte, nel mezzo di un incubo, era consapevole di essere in un sogno.

Nel ventesimo secolo, ci furono argomentazioni che negavano la possibilità di essere consapevoli in un sogno. Malcolm per esempio: il suo pensiero si basava sull’incapacità della persona di comunicare con il mondo esterno durante il sonno. Negli anni ’70, ci fu una discussione tra Emmett e Dennett; per Dennett i sogni lucidi sono semplicemente “illusioni di un sogno dentro un sogno”.

Nel 1981, lo psico-fisiologo LaBerge e i suoi colleghi dimostrarono scientificamente la realtà dei sogni lucidi in laboratorio (aggiungiamo che anche prima, nel 1975, una scoperta simile fu fatta dallo psicologo inglese Keith Hearne).

Attualmente, molti filosofi considerano il sogno lucido come un importante collegamento  tra il corpo e la mente ed un fenomeno chiave per lo studio della coscienza.

L’articolo è stato pubblicato nell’aprile 2021 nella rivista scientifica “Dreaming“.

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